L’arte di dipingere il carretto siciliano era nata nella meta dell’Ottocento, per dare un tocco di colore alla solitaria giornata dei trasportatori siciliani. I carrettieri si recavano dai pittori e si facevano dipingere nelle fiancate e nelle assi delle ruote i soggetti di loro gradimento.
Inizialmente la scelta ricadde su quelli sacri, a guisa di protezione per se stessi e per il carro; unico mezzo in grado di esorcizzare ogni pericolo di male futuro. Col passare del tempo, il repertorio si era arricchito di nuovi temi per 1’influenza dei cantastorie, che andavano in giro per la Sicilia narrando di cavalieri e di amori.
I santi furono soppiantati (senza mai scomparire del tutto dal carretto) dalle storie dei paladini e soprattutto dalle scene di “Cavalleria Rusticana”, la novella che Giovanni Verga aveva dedicato proprio alla nobile figura del carrettiere. Il tutto, comunque, senza pretese di esecuzioni di qualità; colori piatti e sgargianti. Questo era quanto richiedeva il gusto popolare.